8 marzo 2012: esiste una questione femminile nel XXI secolo
L’8 marzo è la giornata internazionale della donna. Mi permetto di definirla così e non Festa della Donna, in onore delle sue origini, che con questo messaggio vorrei ricordare.
L’aneddotica infatti fa risalire la festa dell'8 Marzo al 1908, quando le operaie dell'industria tessile Cotton di New York, scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, ma l'8 marzo il proprietario, il Signor Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Scoppiò un incendio e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Tra loro vi erano molte immigrate, tra cui anche delle italiane, donne che cercavano di affrancarsi dalla miseria con il lavoro.
In realtà in quegli anni era acceso il dibattito sui diritti e, nello specifico, sulle condizioni di lavoro delle donne. Per questi motivi, ed anche per altri che non sto a ricordare, si è imposta nel tempo la data dell’8 marzo, come data emblematica a livello mondiale per riflettere sulla condizione femminile e per organizzare lotte per migliorare le condizioni di vita della donna.
Ed è questo il significato che vorrei ricordare anche qui a Lari, in Italia, nell’anno 2012. Oggi, per motivi diversi rispetto a 100 anni fa, è ancora aperta la questione dell’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne. I dati parlano chiaro: il tasso di occupazione in Italia è al 68% per i maschi ed al 46% per le femmine (al Sud scende al 30%) - fonte Cerved -. Goldman Sachs ha effettuato uno studio dal quale si evince che se il tasso di occupazione fosse equamente distribuito tra maschi e femmine il PIL in Italia potrebbe crescere del +22% e del +13% nei Paesi Eurozona.
L’ultimo rapporto Istat dedica alla questione un capitolo ad hoc dal titolo “I nodi irrisolti della condizione femminile”. Nel 2010 l’occupazione femminile pur rimanendo stabile, peggiora nella qualità del lavoro. È scesa l’occupazione qualificata, tecnica e operaia ed è aumentata soprattutto quella non qualificata.
Senza contare il fatto che lo stipendio di una donna è mediamente inferiore del 20% rispetto al quello di un uomo, a parità di condizioni.
Mi fermo qui. Da questa breve carrellata di dati, credo si possa affermare che esiste una questione femminile anche oggi, nel XXI secolo, soprattutto in questo Paese, ma anche in Europa. Affermarlo non risolve niente, ne sono cosciente. Ma forse ci aiuta a fotografare la questione e a non sottovalutarla. E a ricordarlo in ogni nostra azione.
Mirko Terreni
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